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lunedì 5 dicembre 2016

Primeras impresiones tras la derrota de Renzi

Ayer fue un largo día de votación en Italia. Después de una agresiva campaña por parte de Matteo Renzi para realizar cambios y reformas en la Constitución de 1948, los italianos tenían la oportunidad de acudir a las urnas para votar la opción que creían más favorable.

Pero, ¿qué se votaba el 4 de diciembre? Las encuestas apuntaban a que solo uno de cada diez italianos conocía los detalles del referéndum, por lo que éste se ha desarrollado con gran confusión. Entre algunos de los cambios más importantes se encontraba la reforma en el Parlamento y el Senado (una reducción considerable del número de senadores), la recentralización del poder (las regiones pierden poder en asuntos como la energía o la protección civil y este pasa al Gobierno Central), o el rediseño en la economía.

Como apuntaban los últimos sondeos, finalmente ha ganado el NO a la reforma. En concreto, el 40'9% de los votantes ha dicho que sí mientras un 59'1% se ha decantado por el no a los cambios en la Constitución. La prensa italiana informa de que las personas ancianas, los desempleados y los habitantes de las regiones más pobres de Italia se decantaban por el sí y los jóvenes, estudiantes y trabajadores se oponían.


Fuente: La Repubblica

Al igual que hicimos tras la victoria de Trump, desde el Istituto Europeo hemos recopilado las impresiones y opiniones de algunos italianos tras la derrota de Renzi.

"He votado No por muchas razones, por ejemplo: porque no servía ni para ahorrar, menos políticos pero casi mismo gasto, ni para acelerar el proceso legislativo. Porque la reforma electoral no permitía tener la representatividad del Parlamento, principalmente con el Senado, donde los senadores no podían ser elegidos directamente por pueblo. Porque no mantenía el equilibrio entre los tres poderes, sobre todo el judicial, porque un tercio de la corte costitucional era elegida por el Gobierno en vez del Parlamento conjunto... En general pienso que Renzi quiso personalizar el referéndum, conectándolo con su Gobierno que ha sido un desastre tanto en la reforma laboral como en la reforma educativa o de la administración pública. Creo que por estas razones los italianos han votado No a esta reforma". Todo esto nos cuenta Daniel Muñoz, estudiante y trabajador florentino.

"Personalmente, yo estaba más a favor del No.. pero sinceramente no tenía demasiada información acerca de la reforma por eso no llegué a votar. De todos modos me decanto por el No, no solo porque lo poco que sabía de los cambios no me convencían sino porque además era una Reforma propuesta por Renzi que no me gusta como político", afirma Rubina Lenzi, una joven de la Isla de Elba, en la Toscana.

"Yo tampoco estaba demasiado informada, leí antes de votar para tener una idea y me decanté más por el Sí, porque estaba de acuerdo con algunas partes de la reforma, a pesar de que Renzi no me parece el mejor gobernador", dice Giulia, que vive en Florencia pero es de un pueblecito de la montaña.

Por último, Gherardo nos cuenta que "voté No porque, entre otras cosas, no estaba de acuerdo con los cambios que se proponían respecto al Senado, ya que con estos cambios no se eliminaba el Senado sino que se producía un cambio respecto a las personas que podían ir al Senado y el pueblo no podía votarlo. Sin embargo, que haya votado en contra no quiere decir que no esté de acuerdo en cambiar algunos aspectos de la Constitución, pero no me convencían las propuestas de Renzi porque creo que le favorecían a él pero no a Italia".

Ahora, tras la dimisión de Renzi, se pretende minimizar daños y que el fracaso no se extienda ni al Gobierno italiano ni a la Unión Europea. Y se espera que el presidente de la República encomiende un Gobierno de transición a Padoan, actual Ministro de Finanzas y que poco a poco se vaya reconstruyendo el hábitat político del país.



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mercoledì 8 ottobre 2014

Italia - la cultura dello stagno


di Fabrizio Ulivieri

A livello letterario, ma anche cinematografico come pure politico l’Italia ha una cultura stagnante. E’ una situazione abbastanza palpabile ed evidente che risulta dai prodotti cinematografici e letterari in circolazione.

Ai livelli menzionati la cultura italiana vive una situazione di (post-)neorealismo.

Tralasciando quelli che erano i temi tipici del neorealismo in senso stricte (la guerra e il dopoguerra, la resistenza) ancora tuttavia la cultura italiana si dibatte in temi tipicamente neorealisti come la lotta della povera gente per l’esistenza quotidiana, la miseria, le rivendicazioni degli operai, gli scioperi, il mondo dei semplici affetti, le lotte e le condizioni di vita del quotidiano, la realtà della vita dei ceti più umili, sempre facendo leva su accenti linguistici dialettali e popolari e gergali.

Ovviamente essendo quella attuale una condizione di post-neorealismo si assiste a pretesi intellettuali che senza averne la preparazione intendono, in qualità di epigoni, farsi portavoce di siffatte condizioni sociali e popolari.

Mancano della forza di affrontare temi forti come la vita, l’amore, l’eros il thanatos percorrendo, per esempio, l’ampiezza drammatica tipica dell’esistenzialismo che è forse la più forte espressione culturale europea (Camus, Sartre…). Mancano del respiro narrativo globale, che porti ad affrontare in chiave globale i temi menzionati sopra caricandoli però di una valenza non solo più localmente italiana ma internazionale.

La mancanza di preparazione culturale è fortemente visibile nel cinema italiano. Spesso I dialoghi sono ridotti alla battuta, alla citazione della citazione (Verdone che cita Sordi, epigoni che citano Nanni Moretti…), il modo di recitazione è divenuto tipicamente uniforme per tutti i giovani attori italiani, a partire dalla splendida recitazione di Lo Cascio in “I cento passi” tutti sembrano Luigi Lo Cascio.

Uno dei dialoghi più penosi a livello di preparazione culturale da parte di chi li ha scritti è la famosa scena di “intellettuali” sulla terrazza romana nel film “La grande bellezza” dove si vuol far passare per puttana una intellettuale che invece vorrebbe passare per santa.

I film italiani sono spesso buoni sotto l’aspetto filmico, ma difficoltosi sotto quello narrativo (nel senso che non sanno costruire storie) e culturale (inteso come mancanza di preparazione di livello superiore che possa partorire film di spessore).

Lo stesso vale per la letteratura italiana contemporanea, che non riesce ad uscire dalle pastoie del neorealismo. Basta leggere un libro di un qualsiasi autore contemporaneo per averne conferma. Certo la responsabilità è ancora una volta della visione miope delle case editrici che privilegiano solamente i soliti prodotti neorealisti.

Se pensiamo che ci sono scrittrici contemporanee affermate che scrivono a tutt'oggi come e su temi simili a quelli affrontati da Grazia Deledda, pubblicate da editori che passano per qualitativi, è veramente demoralizzante e conferma la scarsa capacità di innovazione della nostra cultura.

Onestamente per quanto cerchi non trovo autori o cineasti o politici italiani da additare come innovativi, la cui mancanza spero sia solo dovuta alla mia scarsa conoscenza.

Credo che si debba affrontare una letteratura di impegno e denuncia civile ma in termini di maggior coinvolgimento globale, ponendoli in una cornice internazionale, uscendo dall’aia italiana per cogliere, sullo sfondo, il dramma esistenziale dell’uomo moderno all’interno del frame dei movimenti globali finanziari, politici, sociali, bellici…non più gridare contro il padrone, contro il sindacato, lo stato ma contro la finanza mondiale, le multinazionali, le guerre create ad arte per depauperare e sfruttare, contro le ipocrisie politiche mondiali, i settarismi religiosi, la dipendenza dei politici dai gruppi finanziari forti…si ricreii sì una letteratura di impegno civile ma affrontando temi globali e non più superati dai tempi.

La cultura ritorni ad essere forte e per fare questo chi produce cultura si prepari, acquisti spessore e consistenza.

Chi fa lo scrittore vero si impegni ad essere Scrittore e non più scrittore & calciatore, scrittore & cantante, scrittore & avvocato, scrittore & giornalista…Si anteponga la serietà alla pretensione, il valore reale all’ipocrisia, la professionalità all’impreparazione dilettantistica…

Cose molto basilari che però sembrano essere perfettamente sconosciute. Forse recuperando questi ultimi valori basici e minimi, scomparsi dalla costituzione dell’ uomo contemporaneo, non avremo più dei Monti, dei Renzi, dei Berlusconi, dei Grillo…ma statisti di peso morale adeguatamente preparati al loro ruolo e non più improvvisatori da bar o pseudoprofessori di economia al servizio di commissioni di Bruxelles infarcite di banchieri e speculatori.