Intervista Di Ilaria Gelichi
IL SORRISO DELLA MERETRICE Amazon
http://www.amazon.it/SORRISO-DELLA-MERETRICE-Fabrizio-Ulivieri-ebook/dp/B00FQF6NN2
1) La domanda classica: com'è nato il libro?
E’ nato
dalla pancia. Non dal cervello. Lo stomaco è un secondo cervello a tutti gli
effetti. E’ in grado di pensare in modo indipendente dal primo cervello, quello
della scatola cranica, per intendersi.
Per
questo il libro ha toni cupi, scuri, il secondo cervello – lo stomaco – lavora
nell’oscurità ed in silenzio. Come la materia fecale anche i protagonisti
cercano una via di uscita. Un lumen al di là dell’orifizio da cui comunicano
fra il loro mondo interno e quello esterno.
E’ un
libro nato soprattutto dalla fine di una storia d’amore, passionale ma negativa
a causa di una donna che apparentemente sembrava cattiva ma pensavo fosse buona
ed in realtà era cattiva pur sembrando buona.
Una
donna di pancia. Dai sentimenti basici: mangiare bere, scopare e defecare. E
poco più...
2) Comunque nel libro ci sono spesso riferimenti all’Amore, alla impossibilità dell’amore e tuttavia pare che vi sia una ricerca intensa dell’Amore
Sì
l’Amore è il lumen che intravedono i personaggi attraverso l’orifizio che
rischiara la vita di nicchia di questi personaggi negativi, di pancia. E’
l’unico sentimento che potrà farli uscire dall’oscurità. Vivono un mondo
borderline (sfinterico): fra la disperazione indolore del loro buio (il Nulla)
e l’Amore che li potrà forse riscattare, ma è come se lo vedessero da un
minuscolo pertugio attraverso il quale non riescono a passare
3) Le donne sono spesso dipinte in modo negativo
3) Le donne sono spesso dipinte in modo negativo
Non è un
modo negativo. E’ un modo per ristabilire i ruoli. La negatività apparente
della donna che scaturisce dal libro la riporta al suo ruolo archetipico di
donna: donna madre, donna preda e oggetto di scambio, donna puttana, donna
tentatrice, donna come oggetto incomprensibile oltreché sessuale…archetipi che
male sono conciliati con l’avanzamento del ruolo moderno della donna. Oggi c’è davvero
troppa confusione di ruoli. Gli archetipi almeno ci fanno capire il punto di
inizio da cui siamo partiti ed a cui apparteniamo ed apparterremo per sempre.
L’origine è in noi e non ci abbandona. E’ come l’etimologia delle parole: nel
tempo si dilata il significato ma l’origine rimane
4) E’ un libro apparentemente semplice ma denso
E’ un
libro che vorrebbe far pensar, prima di tutto. Spero di esserci riuscito
5) Perché microracconti?
E’ la
lezione dei socialmedia: di Facebook, di Twitter. I contenuti vanno
visualizzati più che letti. Perciò mi sono imposto tempi di lettura brevi. La
cosa che mi ha stupito è che via via che scrivevo i racconti e li postavo sul
blog rimanevo sorpreso dal fatto che la maggior parte dei
cliccatori/visualizzatori/lettori fossero dagli Stati Uniti, dalla Russia e
dall’Ucraina e Giappone. Addirittura ho avuto conferma di avere lettori che mai
leggono libri o solo rarissimamente. Certamente questo credo sia dovuto alla
brevità dei tempi di lettura del racconto che permetteva anche a chi magari
aveva difficoltà di lettura per testi lunghi di affrontare invece un testo
mini…
6) Cosa ne pensi dei
lettori ed editori italiani
Dei lettori non saprei cosa dire,
se non che la maggioranza ha un gusto globalizzato e visual. Si preferisce
vedere anziché pensare. Leggere dovrebbe indurre a pensare e non tanto a
“vedere”. Ma viviamo nell’era dei socialmedia dove l’immagine è più importante
del contenuto.
Degli editori italiani tutto il
male possibile. Provinciali, miopi, incapaci di guardare al di là del
neorealismo che ancora domina nella piccola cultura italiana: dalla letteratura
al cinema alla politica. Se si pensa che una delle più grandi scrittrici
italiane viene considerata la Ferrante…
7) Che aspettative
hai sul tuo libro
Aspettative non ne ho molte.
Senza un grosso editore alle spalle non si va lontano. Ma il libro è costruito
secondo il mio modo di vedere, secondo i miei canoni: scrivere per creare,
conoscere e combattere. Un libro che spinge a pensare. Che ti urta, che ti
trasporta in paradiso ma anche all’inferno…
8) Il rapporto dell’autore con la città di Firenze. Tu citi spesso
Firenze nei tuoi libri.
Sì, la
cito spesso. Cito spesso le sue librerie, i suoi caffè, i suoi cinema, i suoi
ristoranti…Firenze, anche se talora mi soffoca, è una città internazionale,
affascinante, seducente, sexy…Certe sere d’inverno quando è buio e fa freddo
camminare per le sue strade, osservare i colori, sentire gli odori ti fa
camminare in un mondo di fiaba. I miei amori, le mie amanti, i personaggi dei
miei libri nascono qui e muoiono qui.
Ne “Il
Sorriso della Meretrice” c’è un microracconto interamente dedicato al caffè
Strozzi, uno dei luoghi di Firenze da me preferito
9) Progetti
per il futuro.
Sto lavorando ad un romanzo, il
titolo al momento è “Un Cattivo Soggetto”. Ma contemporaneamente proseguo nella
scrittura di racconti, miniracconti e miniriflessioni…come pure in riscritture
di testi già pubblicati che mi spingono ad esplorare nuovi territori e a fare
esercizi di stile e di trama molto interessanti per la costruzione di un
romanzo.
Parlo solo attraverso racconti.
Se ho critiche da fare alla società, alla politica, alla cultura le faccio
scrivendo racconti…io credo che sia arrivato il momento di smettere di
lamentarsi. Viviamo in un paese di lamentoni incapaci di dare soluzioni perché
non le hanno e nemmeno le cercano. Lamentarsi è facile, trovare soluzioni è
difficile. La classe politica è questa: il peggio che si poteva avere. Allora
non ci restano che due strade: o prendere i fucili e buttarla giù o fare ognuno
al meglio quello che sa fare cercando nel proprio lavoro fatto bene e con
coscienza le soluzioni che la classe politica non ci dà e non ci darà mai.